La Via del Viet Tai Chi, la Voce dei Maestri. Maestra Elena Bortolami

Perché ha scelto questa disciplina?

Fino ai 18 anni ho praticato danza classica, poi per un incidente ho dovuto abbandonare la danza e cominciare a fare ginnastica correttiva, ma mi annoiava. Così una amica mi disse: vieni a provare il Viet Tai Chi; sono andata a fare la lezione di prova e fu amore a prima vista. Per me è stato come ritornare a casa, al mio primo amore. L’ ho subito sentita come una danza marziale. Ricordo che pensai: la mia schiena sta bene ed io mi sento davvero meglio.

In che modo il Viet  Tai Chi influisce nella vita di tutti i giorni?

Quando insegnavo e andavo a lezione tutte le settimane, la vedi la differenza nel corpo. Tutti quegli acciacchi alle ginocchia, schiena, spalle, caviglia, spariscono.  Io l’ho notato proprio dopo l’incidente che avevo avuto. La pratica regala una grande serenità e tranquillità che armonizza. Carica fisicamente e calma a livello mentale.

In che modo il movimento fisico influisce sulla mente e la arricchisce?

Quando il fisico sta fermo, la mente rattrappisce. Mi ricordo che durante il periodo della maternità in cui sono stata ferma, la mente era come se fosse lenta. Se non ci si muove, la memoria perde colpi. La memoria del corpo influisce sulla memoria della mente, è importantissimo fare movimento fisico.  L’energia circola meglio e carica in maniera positiva la mente di cose belle e lo senti durante tutta la giornata.  Questa calma ti pervade e quando ti rapporti con le altre persone, sei molto più rilassata e non sulla difensiva ne in attacco.

Quale e quanto è il tempo per la pratica odierna?

Se si riesce a trovare almeno dieci minuti al giorno, anche solo ripassando una forma, si riesce ad avere lo spirito del Tai Chi sempre dentro di sé, e si comincia bene la giornata.  Per la pratica in palestra invece, almeno due volte. Una è troppo poca. In una lezione assimili il movimento e poi nell’altra lo impari.

Quando si capisce di essere pronti per affrontare un esame?

Per esperienza personale lo capisci. E’ una cosa che ti nasce da dentro, una specie di voce che ti dice, voglio fare l’esame, mi sento pronta. Ma questa voce ti viene da anni di prove, e di ripetizioni, anche se con mille paure, lo slancio ti viene dal momento in cui pensi di avere studiato bene tutto e ripetuto fino alla nausea. L’ultima parola però spetta sempre al tuo maestro, se lui decide che non sei pronto, lo devi ascoltare, anche se hai fretta di fare l’esame. Bisogna essere onesti con se stessi, valutarsi davvero come lo farebbe una commissione, a volte aspettare un anno ti offre il modo di capire e di godere meglio della esperienza che stai facendo. Anche il maestro deve essere onesto, anche se a volte ti dispiace e vorresti motivare l’allievo, è meglio lavorare di più sul percorso che porta a fare l’esame. Alla fine ci si mette l’anima in quei pochi minuti in cui ci si esibisce davanti alla commissione, per quello bisogna davvero essere pronti.

Come trasmettere la gioia e la voglia di praticare il Viet Tai Chi alle persone che si vogliono iscrivere in palestra?

Io dico sempre prova… non c’è cosa migliore di provare. Puoi dire tantissime cose sul tai chi, però alla fine conta tantissimo la sensazione che ti lascia dentro. O lo ami o lo odi. Fino dalla prima lezione ho capito che dovevo fare quello, il tai chi era la mia strada per stare bene. Il Viet Tai Chi è per tutti, ma allo stesso tempo non è per tutti.

Ci sono stati dei momenti in cui la stanchezza e la vita di tutti i giorno hanno preso il Sopravento sulla pratica?

Più che stanchezza diciamo gli eventi della vita quotidiana, anche quando ero stanca sono sempre andata in palestra, poi con la nascita dei figli è stato più difficile, ma non ho mai saltato per la stanchezza, perché so che quando fai Tai chi, dopo resti per delle ore carico di energia e voglia di fare.

In che modo l’oriente si apre all’occidente attraverso la pratica del Viet Tai Chi e viceversa?

Il Viet Tai Chi non nasce in Oriente ma nasce in Occidente da un orientale. E’ un’arte orientale che si è adattata al modo di pensare occidentale, anche alle dinamiche occidentali. Se volessimo fare un paragone tra Oriente e Occidente, possiamo dire che l’occidentale ha un modo di pensare molto irruento, si stanca, ha bisogno di nuovi stimoli continuamente.  L’orientale invece lavora come l’acqua che scava la roccia, ha un modo incessante di agire finché non arriva alla meta. Prendiamo un Tai Chi Chuan, le loro forme vengono ripetute centinaia, migliaia di volte, è più difficile per gli occidentali seguire queste discipline. Nel Viet Tai Chi abbiamo più forme, per dare sempre nuovi stimoli agli allievi.

La consapevolezza e la percezione delle forme dal primo anno ad oggi come è cambiata nel tempo?

Ho imparato a fare Luc Dieu centinaia di volte, ed ogni volta è diversa, anche solo per un piccolo particolare che cambia la prospettiva. Non ti so dire come cambia, ma ogni volta che ripeto quella forma, c’è sempre qualcosa che la arricchisce, sia in maniera mentale che fisica. Se dovessi pensare a tutte le volte in cui ho eseguito Luc Dieu pensando al poema, potrei scrivere un libro. Per entrare nella forma, pensare al poema è davvero illuminante; ci si sente presi e avvolti da questa energia, che ogni volta diventa più potente. Il poema è una essenza di vita, ti dà delle indicazioni per inseguire una vita serena e in armonia con te stesso e il prossimo.

Quali sono i doveri degli allievi verso i maestri e viceversa?

Sicuramente la lealtà e la fiducia. Sono sempre stata favorevole alla parola, parlarsi se ci sono dei problemi da ambo le parti. E poi il rispetto, sempre sia per gli allievi verso i maestri e sia per i Maestri che devono avere cura degli allievi.

Ha una massima o una citazione che le piace usare?

A volte i miei allievi mi dicevano sono troppo stanco per venire in palestra… e io dicevo, vieni, fai e poi torni caricata a casa. Ma la massima che tengo stretta nel cuore è

 “Sette volte giù, otto volte su”.

Un aneddoto come maestra e come allieva.

Con la nascita del mio primo figlio, ho fatto lezione fino a due giorni prima della data presunta del parto. Con il gruppo ci eravamo messe d’accordo qualche giorno prima, per la pizza di fine anno; solo che ad un certo punto son arrivate le doglie e sono andata all’ospedale lo stesso giorno della pizza; mente ero per strada ho chiamato una allieva per dirle che causa figlio in arrivo dovevo rimandare la pizza.

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