La Via del Viet Tai Chi, la Voce dei Maestri. Maestra Ines Campo

Maestra Ines Campo

Perché ha scelto questa disciplina?

Fin dalla prima lezione di prova, mi sono accorta che questa disciplina mi piaceva per vari aspetti, era armoniosa ma non troppo faticosa e alla fine della lezione stavo bene. Ci fu un legame fin da subito, poi andando avanti nella pratica e nel progredire delle forme, la difficoltà cresceva, ma di pari passo cresceva anche la mia forza. Era la disciplina che faceva al caso mio, secondo la mia idea di allenamento. È stato tramite mia sorella, la Maestra Anna Campo, perché lei e una sua amica conoscevano già il Maestro Bao Lan e ho deciso di fare la lezione di prova.

In che modo il VTC ha influito nella maniera di rapportarsi nella vita di tutti i giorni?

Per alcuni anni, perlomeno per i primi, lo si conosce solo nella propria palestra, poi pian piano prende piede quotidianamente, un po’ perché si inizia a praticarlo oltre alla canoniche due volte alla settimana, agli stage, al corso istruttori e come allenamento quotidiano, ma a prescindere da questo è un atteggiamento che si assume un po’ verso le persone e un po’ verso se stessi per quel che riguarda la maggior pazienza, la tolleranza, la resistenza alle cose che prima sembravano più ardue a risolversi, e riuscire ad affrontare quello che succede con maggiore calma, sensibilità e capacità di trovare delle soluzioni grazie alla respirazione e alla flessibilità ottenuta durante la pratica.

Quando si capisce di essere pronti ad affrontare un esame?

Quando te lo dice il Maestro. Se il Maestro pensa che tu sei pronto per fare l’esame alla fine dell’anno accademico, significa che sei pronto. Si deve avere fiducia del proprio maestro. So per esperienza che gli allievi hanno sempre dubbi sulle proprie capacità, ma se il maestro dice che sei pronto, vuol dire che lo sei.

Quale e quanto è il tempo per la pratica quotidiana?

il Viet Tai Chi bisogna saperlo fare in una misura costante e sostenibile, in cui si pensa di poterlo fare nel tempo più in avanti. Se io penso di riuscire a farlo tre volte alla settimana per due ore ciascuna, va bene, ma poi se la pratica diventa pesante dopo una giornata di lavoro e smetto di farlo, allora si abbandona il Tai Chi. Piuttosto è preferibile che ognuno di noi trovi il tempo giusto per la sua pratica e riesca a sostenerla nel tempo, aumentando quando lo si desidera, ma non lasciandolo andare per troppo tempo (anche per mantenere gli effetti benefici dell’allenamento). Esagerare senza costanza potrebbe vanificare gli sforzi fino a decidere di lasciare il VTC perché diventa troppo impegnativo e non lo si fa più con piacere  ed è quello il momento in cui lo si abbandona.

In che modo il movimento fisico influisce sulla mente e la modifica arricchendola?

L’arricchisce da un punto di vista di realizzazione di qualcosa di bello e armonioso, che soddisfa il proprio ego e la propria necessità di bellezza. Aiuta, secondo la medicina cinese, fisicamente e mentalmente, perché stimola i meridiani. Lo scorrere dell’energia interna, aumenta la muscolatura, la respirazione e la flessibilità delle articolazioni. Tutto è correlato, psiche e fisico. Il lavoro che si fa sui meridiani, prendiamo come esempio il meridiano del fegato, se lo si stimola in maniera corretta il beneficio arriva anche a livello mentale. Il meridiano ben stimolato, mi aiuterà ad arrabbiarmi di meno, ad affrontare meglio alcune decisioni, avere più concentrazione, disciplina e raggiungere anche degli obbiettivi, non per forza a lungo termine, ma anche quelli quotidiani (come andare al lavoro, studiare, sistemare casa, andare a fare la spesa…) che sono obbiettivi fondamentali, peculiari a sé stessi, che portano dei benefici nella propria vita e a chi ci sta accanto.

La consapevolezza e la percezione delle forme dal primo anno ad ora, come sono mutate?

Sono mutate nell’apprendimento grazie all’insegnamento. All’inizio si studiano in modo accademico, si impara la sequenza e il poema. Poi se si è bravi e c’è chi te lo dice, si cerca di capire quello che ci sta dietro l’esecuzione di una forma; però ci si limita all’esecuzione tecnica, nella migliore maniera possibile. A mano a mano che si va avanti, i livelli dell’apprendimento e della esecuzione della forma cambiano, ci si fisserà un po’ di più sulla percezione della energia che quella certa forma da, si constateranno delle influenze maggiori che una certa forma ha sia a livello fisico che psicologico, perché i movimenti diventano più impegnativi e saranno appunto quelli di cui il fisico ha più bisogno. In pratica, con l’esperienza degli anni di apprendimento ci si eleva di più a livello fisico e mentale, cercando di vincere quella ritrosia di affrontare dei movimenti che ci sembravano difficili, ma che sono proprio quelli più efficaci per il nostro benessere. Quando poi si insegna è tutto diverso; viene spontaneo focalizzarsi su dei punti in ogni forma, perché bisogna spiegarli e poi viverli insieme agli allievi, e quindi si impara molto di più insegnando, riuscendo a fare passi da gigante nell’apprendimento. Si capisce cosa c’è di critico nell’apprendimento di una certa forma, perché ci si chiarisce meglio le idee su come eseguirla.

Come trasmettere la gioia e di conseguenza l’arricchimento del bagaglio?

Ognuno di noi parla del Viet Tai Chi e lo trasmette in maniera diversa. Io spiego che è una disciplina molto efficace che si può affrontare a qualsiasi età. A livello fisico e mentale, per migliorare la vita di tutti i giorni e per la flessibilità e la respirazione, che aiuta a prendere le cose con più calma. L’unico modo è provare a fare Viet Tai Chi.

Ci sono stati dei momenti in cui la stanchezza e la vita di tutti i giorni hanno preso il sopravvento sulla pratica?

Non ho mai pensato di mollare. Qualche anno fa, mi sono ritirata solo per qualche mese, a causa di una malattia che mi ha limitato per delle terapie molto pesanti, ma appena ho ritrovato quella forza ed energia che mi ha permesso di praticare, sono tornata, altrimenti non avrei mai smesso nemmeno per quel periodo.  Ci sono stati tanti allievi purtroppo, che hanno smesso di praticare. I motivi sono tanti, si va dai più superficiali a quelli oggettivi: nascita di un bimbo e per un po’ si smette, spostamento in una città in cui non si pratica il Viet Tai Chi, orari di lavoro che non lasciano spazio alla frequentazione della palestra… Ma la cosa che più fa smettere gli allievi, è la crescita. Il Viet Tai Chi è una disciplina di crescita in evoluzione, sia interiore che fisica che è difficile da mantenere. Allenarsi a livelli più alti è faticoso, sia fisicamente che mentalmente. Non sempre si ha voglia di crescere, di cambiare anche atteggiamenti o pensieri.

Quali sono i doveri degli allievi verso i maestri e viceversa?

I doveri degli allievi verso i maestri sono: il rispetto, la lealtà, la costanza e la fiducia. L’esperienza come maestro ti porta ad agire in un certo modo. Se agisci in quel modo, il tuo allievo deve pensare che ci siano dei motivi perché tu lo fai, quindi l’allievo deve avere fiducia totale nel suo maestro.

I doveri del maestro verso gli allievi è uno in particolare: esserci sempre! Bisogna insegnare, rispondere alle domande degli allievi, essere preparati.  

Desidero ricordare anche che I maestri del Viet Tai Chi Italia ci sono per tutti gli allievi. Se un allievo vuole porre una domanda, può farla liberamente a qualsiasi Maestro o istruttore del Viet Tai Chi Italia. Le domande vanno fatte per risolvere i dubbi, in modo di progredire nella pratica.

In che modo l’occidente si apre all’oriente attraverso la pratica del VTC e viceversa?

Attraverso i Maestri, e attraverso le aspirazioni dei singoli e potenziali allievi. Immagina una piramide, dove alla base in basso, ci sono gli allievi desiderosi di apprendere e conoscere, e nella punta ci stanno i maestri che sono più vicini all’oriente come istruzione e contatto dopo anni di studi.

Il Viet Tai Chi si è occidentalizzato da anni tramite il maestro Phan Hoang, il quale aveva previsto all’inizio di semplificare un pochino le forme che lui ha codificato, e con le quali ha creato il bagaglio per il programma del Viet Tai Chi, per permettere agli occidentali di avvicinarsi in maniera un po’ più facile a questa disciplina. Il Tai Chi Chuan invece, ha un sistema di apprendimento un po’ più duro per gli occidentali, a volte potrebbe sembrare noioso imparare poche tecniche nel corso di un anno, e succede che dopo un po’ gli allievi si stanchino. Noi occidentali non riusciamo ad avere la pazienza come gli orientali, e questo è un peccato, ma siamo fatti così, è difficile cambiare mentalità, ma poi in corso d’opera proseguendo con i gradi e lo studio del Viet Tai Chi, concepiamo anche noi la pratica orientale di fare le cose con più calma. Le forme del primo anno sono corte e veloci, mentre nei Dang successivi le forme necessitano di maggiore studio per mettere in pratica bene le tecniche e la interiorizzazione nella esecuzione.

Il Maestro Bao Lan, per i gradi più alti, ha previsto che si ritorni alla pratica orientale come apprendimento, in maniera più tradizionale. Le forme sono decisamente più lunghe e lente nell’esecuzione, bisogna studiarle in maniera più approfondita, con calma, assaporando la tecnica e la forma in sé.

Un aneddoto come allieva e come insegnante.

Come insegnante ricordo che durante uno stage, circa dieci anni fa, c’era il Maestro di Viet Vo Dao Foschi che stava imparando il Viet Tai Chi, ed io non sapendo chi fosse, mi avvicinai e lo corressi in un movimento di una forma. Subito mi si avvicinò qualcuno che mi disse: “Ma hai corretto il maestro Foschi??” Ed io che abitando a Trento non conoscevo tutti gli allievi, non sapevo che fosse un maestro di Viet Vo Dao, dissi: “Beh in questo momento sta facendo Viet Tai Chi e io l’ho corretto su questa disciplina.”
E comunque lui la prese benissimo. Da questo si riconosce che un bravo maestro è anche un bravo allievo, quando capisce la necessità di imparare.

Una massima o una citazione che usa spesso.

Pazienza. Userei questa parola. Pazienza per apprendere, pazienza per continuare, pazienza anche quando gli allenamenti sembrano vani e si pensa di non andare avanti nella progressione. La Pazienza è una parola che uso spesso ultimamente.

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